Alice Frosini – 17 anni – è una dei 12 studenti coinvolti nel progetto VETTER, Promoting VET attractiveness and skills through mobility, cofinanziato dal Programma operativo regionale (Por) del Fondo sociale europeo (Fse) 2014-2020, rientra nell’ambito del progetto della Regione Toscana Giovanisì per contribuire a consolidare una cultura diffusa del modello innovativo di apprendimento duale, che integra strutturalmente metodologie di formazione in aula e “on the job”, per favorire l’ingresso nel mercato del lavoro dei giovani. VETTER ha visto la regia di CEDIT, sempre attenta a promuovere e coordinare progetti di respiro europeo. Alice insieme ai suoi colleghi ha potuto affrontare un progetto di alternanza scuola lavoro di un mese in Irlanda, occupandosi di grafica (che è poi l’ambito dei suoi studi). E ci ha raccontato che questa esperienza l’ha aiutata a crescere.
Alice, come siete arrivati a questo progetto prima di partire?
All’inizio è stata fatta una selezione tra gli studenti dell’istituto in base alla media che avevamo con la lingua inglese; ne sono usciti 12 ragazzi e prima della partenza ci siamo preparati per 2 mesi con la lingua e facendo delle visite in azienda per vedere coi nostri occhi il lavoro che saremmo andati a fare in Irlanda.
L’impatto con l’Irlanda come è stato?
Ci avevano fatto un sacco di raccomandazioni ma una volta arrivati là ci siamo ambientati subito seguendo le regole che ci erano state date. E abbiamo fatto gruppo.
Il tuo indirizzo di studi è grafica: di cosa ti sei occupata in Irlanda?
Io sono stata a seguire un’associazione musicale no profit, in un contesto di coworking. Questa realtà necessitava di un nuovo sito e di rimodellare il loro logo in vista di due importanti eventi.
Come hanno visto il tuo lavoro?
Ho ricevuto un riconoscimento dal tutor che mi ha seguito e mi ha detto che se un giorno aprirà un ufficio in Italia io sarò la benvenuta e che spera prima o poi di lavorare con me.
Quanto è importante andare all’estero e uscire dalla comfort zone?
Molto, perché ad esempio io per carattere non vado oltre rispetto a dove mi sento sicura. E invece questa esperienza mi ha dato molta fiducia nelle mie capacità lavorative e linguistiche, mentre qui sentivo più il bisogno dell’approvazione altrui. E ho arricchito la mia “autonomia”, perché dovevo cavarmela da sola. Infine ne sono uscita con le idee più chiare sul mio futuro.