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Facundo Nahuel Ruggeri è un falegname argentino di 31 anni che – come indica il cognome – ha evidenti origini italiane. Come molti suoi compatrioti, è riuscito a ottenere una borsa di studio del progetto di Regione Toscana Mario Olla, dedicato agli “italiani nel mondo” e che consente da una parte di scoprire le proprie radici ma anche di affrontare un periodo di stage in Italia. Questo anche grazie a Cedit, che ha l’importante ruolo di regia in questo contesto. Facundo a Firenze – dove vive e lavora – sta scoprendo l’arte del restauro, un grande valore aggiunto per quando tornerà in Argentina. Anche se la voglia di affrontare un’altra tappa della sua vita in Italia c’è.

Facundo, da dove viene la tua famiglia?

I miei nonni sono di Anghiari, in provincia di Arezzo. Sono nati in Italia e poi sono emigrati nel 1953.

Come hai saputo di questo progetto?

Perché anche mio zio aveva già partecipato e mi ha raccontato di questa bellissima esperienza. Quando al circolo toscano di La Plata mi hanno detto che si poteva vivere qualcosa del genere, ho deciso di iscrivermi.

Cosa stai facendo in Italia?

Mi occupo di restauro del legno alla falegnameria Rangoni Basilio di Firenze, una realtà nata nel 1889 con tantissima storia e molto rispettata.

Come ti stai trovando?

Molto bene, abitare a Firenze – la culla del Rinascimento e una delle città più belle del mondo – è bellissimo. Questi tre mesi sono stati molto belli.

Eri già stato in Italia?

Sì, nel 2014 con mio fratello a fare un corso di lingua italiana a Siena, anche in quel caso finanziato dalla Regione.

Com’è vivere in Italia?

Molto bello, perché in Argentina viviamo secondo i riti e le tradizioni dei nonni: quello che mangiamo in Argentina, lo mangio anche adesso in Italia. C’è un legame profondo tra questi due Paesi.

Dal punto di vista lavorativo ti senti cresciuto?

Sì, perché in Argentina non c’è molta tradizione del restauro mentre a Firenze sì. È una cosa nuova e quindi torno a casa con delle competenze in più.

Coi tuoi compagni come ti trovi?

Bene, si sono già create delle amicizie che rimarranno nel tempo.

È un’esperienza che ti senti di consigliare?

Sì, sicuramente. Perché conoscere le mie radici e da dove vengono le tradizioni che coltiviamo in Argentina, è molto importante. Non è facile stare tre mesi lontano da casa ma ne vale la pena. Adesso tornerò a La Plata, perché ho tantissimo lavoro da fare. E magari nel futuro spero di tornare. Grazie a tutti quelli che rendono possibile questo percorso.