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Dopo la prima intervista relativo, abbiamo deciso di approfondire nuovamente intervistando il diciottenne Lorenzo Pocai, uno dei 12 studenti coinvolti nel progetto VETTER, Promoting VET attractiveness and skills through mobility, cofinanziato dal Programma operativo regionale (Por) del Fondo sociale europeo (Fse) 2014-2020. Tale progetto rientra nell’ambito del progetto della Regione Toscana Giovanisì per contribuire a consolidare una cultura diffusa del modello innovativo di apprendimento duale, che integra strutturalmente metodologie di formazione in aula e “on the job”, per favorire l’ingresso nel mercato del lavoro dei giovani. VETTER ha avuto la regia di CEDIT, sempre pronta a promuovere e coordinare progetti di respiro europeo, che in questo caso ha visto il coinvolgimento dell’istituto Marconi di Prato.

Lorenzo studia “Manutenzione e assistenza tecnica”, indirizzo elettrico-elettronico, e ci racconta come ha vissuto questa esperienza all’estero e quanto gli ha permesso di crescere.

Lorenzo, siete stati preparati prima di partire?

Sì, a scuola abbiamo avuto un percorso di preparazione sia per la lingua sia per quanto avremmo dovuto fare, con dei corsi di formazione.

È andata come ti aspettavi?

C’erano delle difficoltà, ma risolvibili abbastanza facilmente. E’ stata un’esperienza bella, da fare e istruttiva.

Com’erano strutturate le vostre giornate?

Abbiamo avuto occasione di stare insieme e abbiamo migliorato la lingua e conosciuto posti nuovi.

Qual è stato l’aspetto che ti è piaciuto di più?

Il fatto di poter stare insieme a un gruppo molto unito, dove abbiamo legato.

Che differenze hai trovato rispetto alle aziende italiane?

In Italia non ho avuto grandi esperienze in ditte varie ma per ciò che ho visto all’estero ho notato che c’è molta dedizione, il lavoro prende tanto impegno ma regala soddisfazioni.

Quanto è importante per un ragazzo della tua età fare un’esperienza all’estero?

Se ti danno l’occasione di fare un percorso del genere è giusto coglierla: oltre al lavoro, puoi crescere a livello personale perché stando un mese fuori dalla tua comfort zone e dovendo fare affidamento su te stesso riesci meglio a entrare nel mondo reale, quello “dei grandi”. Ne sono uscito arricchito.