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Leandro German Calandroni rimarrà in Italia anche dopo il periodo di stage lavorativo in Toscana, grazie alla borsa Mario Olla, finanziata da Regione Toscana per i “toscani nel mondo” e coordinata da CEDIT. Ingegnere industriale, si è inserito benissimo sia a livello lavorativo che personale, tanto che coi colleghi di lavoro e con quelli della borsa di studio ha pure una squadra di calcio. E il suo legame con l’Italia – i nonni erano della Garfagnana – è così viscerale che anche in Argentina tifa Fiorentina.

Leandro, quali sono le origini toscane della tua famiglia?

I miei nonni vengono da Barga (Lucca), mentre mio nonno lavorava a Fornaci di Barga.

Qual è il tuo percorso ?

Ho una laurea in ingegneria industriale, per 10 anni in Argentina ho fatto il coordinatore della qualità per realtà come Wolkswagen, Peugeot e per un’azienda molto famosa in Argentina che produce autobus. Volevo con forza fare un’esperienza lavorativa all’estero ed eccomi qua.

Come hai saputo di questo progetto?

Ne ho sentito parlare tanti anni fa da miei amici in Argentina, che l’avevano già fatto e che mi avevano detto che si trattava di un’esperienza incredibile. Non è la prima volta che vengo in Italia: già 10 anni fa sono stato fra i fruitori di una borsa di studio che vedeva il coinvolgimento di Cedit e che nasceva per aumentare la conoscenza della lingua italiana. Ero di base a Siena e anche in quel caso mi ha lasciato una buona impressione dell’Italia, della Toscana, di Siena e di Firenze. Avevo il sogno di tornare per fare un percorso più lungo in Italia.

Adesso dove stai lavorando?

Alla Diatech di Bagno a Ripoli: è un’azienda che aiuta altri soggetti pubblici o privati a risparmiare energia elettrica. Hanno un contratto con l’Università di Firenze e questo mi consente di fare attività di ricerca in un laboratorio dell’ateneo.

È un tema veramente attuale…

Siamo in un contesto di guerra e con una pandemia: la questione dell’energia e del suo risparmio è molto importante, perché i prezzi sono sempre in crescita.

Come ti trovi?

Mi trovo benissimo, perché riesco a fare attività di ricerca, un qualcosa che consente di aprirmi ad altri settori. Ho trovato colleghi molto bravi, che mi fanno sentire come a casa.
Rimarrò anche dopo la fine dello stage, per un dottorato di tre anni.

Sei stato a Barga?

Sì, mi avevano già fatto vedere la casa di mio nonno in foto e rivederla è stata un’esperienza indimenticabile. Mio nonno da bambino mi raccontava della sua vita lì, di quando andava a lavorare a Fornaci, di quando ha conosciuto mia nonna.
Nonno era molto italiano, guardava Rai 1 International e anche per lui io tifo Fiorentina.
Solitamente gli italiani in Argentina sono per il Boca Juniors ma il mio cuore è viola.

È un’esperienza che ti senti di consigliare?

Sì, non solo perché ti avvicini alle tue radici ma perché conosci persone che ti possono aiutare a crescere professionalmente, in Italia o nel tuo paese. Questo è un dono, perché si apprende un senso di imprenditorialità che in Argentina deve svilupparsi. E poi l’amicizia: noi abbiamo fatto anche una squadra di calcio coi colleghi di lavoro e coi ragazzi della borsa di studio.

Qual è la cosa che ti piace di più della Toscana?

In primis si mangia veramente bene, mai mangiato come in Toscana. E poi la cultura, che è la cosa più importante. E anche la capacità di fare impresa.