Benessere aziendale e armonia nel luogo di lavoro. Sono gli obiettivi che Monica Baldini, formatrice e consulente aziendale, aiuta a raggiungere alle aziende, nelle quali opera affinché tutti i collaboratori e i dipendenti remino nella stessa direzione.
Qual è il suo percorso professionale e come si svolge la sua attività lavorativa?
Il mio percorso professionale parte da lontano, perché inizio come formatrice alla gestione dei conflitti, e da oltre venti anni mi occupo di mediazione, di costruzione di comunità, di percorsi partecipati e metodi decisionali orientati alla partecipazione.
Nello specifico, mi occupo di aziende da quando ho deciso di impiegare il mio bagaglio professionale, sviluppato tra l’altro con un ulteriore titolo conseguito all’Istituto Italiano Organizzazioni Positive che si era sviluppato principalmente in ambito sociale. Da quel momento in poi ho conseguito tutte le abilitazioni, le conoscenze che mi servono per applicare quel bagaglio però in ambito aziendale in termini di cultura aziendale, pratiche e processi lavorativi.
In relazione alla sua professione e al suo lavoro, quali sono i contenuti del corso che sta curando per conto di Cedit?
In generale i percorsi che faccio con le aziende, e nello specifico anche quello che sto facendo con Elettro D riguardano la conoscenza, l’approccio aziendale orientato al modello delle organizzazioni positive. Ciò significa sia capire un modo diverso di concepire l’azienda e il lavoro, in modo che sia orientato al benessere delle persone, alla soddisfazione personale, allo sviluppo dei talenti individuali e soprattutto alla costruzione di un clima emotivo positivo e in grado di sostenere il benessere e la serenità di tutti coloro che compongono l’azienda.
Significa lavorare su un piano di procedure della quotidianità.
Insieme a Elettro D abbiamo deciso di applicare i principi delle organizzazioni positive, affinché non rimangano appunto un concetto astratto.
Può fare un esempio pratico?
Un’organizzazione positiva definisce la propria strategia, anche in termini di benessere aziendale: se un’azienda ha a cuore il benessere dei propri dipendenti, ecco che inserisce nelle proprie pratiche un percorso come questo, che diventa a pieno regime al pari di altri asset della strategia aziendale.
In termini pratici, definire procedure in termini positivi e modificare la quotidianità del nostro lavoro in azienda in termini di maggior positività si traduce nell’osservazione di come fluisce la comunicazione, se tutti hanno le informazioni necessarie e tempestive per poter lavorare.
Oppure analizziamo anche il tipo di leadership presente in azienda: se è una leadership che sa usare parole gentili; se sa definire la rotta con chiarezza; se mette tutte le persone in grado di lavorare dando il loro meglio.
Con Elettro D abbiamo deciso inizialmente di capire cosa sono le organizzazioni positive. Il passaggio successivo è stato quello di accompagnare lo staff e l’azienda a osservare le pratiche e le procedure quotidiane per vedere dove possono crearsi delle criticità o degli attriti, capire dove migliorare, come creare un clima relazionale migliore, come far funzionare al meglio il sistema di passaggio delle consegne.
Si tratta anche di aiutare i dipendenti a decidere cosa modificare e come monitorare l’effetto di questo cambiamento.
Un altro aspetto è dato dal tema relativo al riconoscimento dei premi, proprio perché un’organizzazione positiva fa attenzione a riconoscimenti e premi affinché siano scelti, distribuiti e calcolati in modo da non favorire personalismi o una competizione spiccata. Piuttosto, l’obiettivo è incentivare i comportamenti che fanno bene alle persone e all’azienda, premiando maggiormente atteggiamenti che facilitano le relazioni di gruppo o che supportano lo staff, inteso come gruppo di persone che collaborano.
Su questi principi costruiamo un sistema di premiazione e di riconoscimenti, fino ad accompagnare lo staff alla definizione di un proprio sistema di riconoscimenti che sappia essere virtuoso e positivo per tutti
Qual è la sua platea? Quali sono le persone a cui lei si rivolge?
Il primissimo interlocutore è il titolare, o comunque laddove esiste il management al più alto livello: questo genere di percorso e questo genere di formazione hanno senso soltanto se accolte laddove si prendono le decisioni strategiche.
È necessario acquisire tanta coerenza, perché c’è il rischio di parlare di benessere sul posto di lavoro dove poi c’è un’incoerenza, dove ciò che si dichiara non corrisponde alla realtà. Questi sarebbero i prodromi di un malessere aziendale.
Prima di iniziare a lavorare con lo staff è bene stabilire questi principi con chi definisce la strategia aziendale, in maniera tale da creare una coerenza culturale e valoriale; poi si pensa ai dipendenti, tutti. Non c’è un target preferito o preferibile.
In Elettro D, per esempio, tutti, sia il reparto produttivo che quello amministrativo o commerciale, sono coinvolti. Anche i titolari.
Le è capitato di trovare le porte aperte oppure ha dovuto scardinare dei preconcetti?
La parte più difficile è proprio quella della costruzione della coerenza. È a tutti gli effetti un cambiamento culturale e come tutti i cambiamenti culturali può incontrare delle resistenze.
Qual è il suo approccio e il suo metodo di insegnamento?
Mi avvalgo di tecniche relative al training, alla non violenza. Quindi si lavora con esercizi che sappiano mettere in gioco le persone e che le faccia sperimentare. Non si tratta soltanto di una trasmissione frontale di conoscenze, ma di un vero e proprio allenamento, un laboratorio che aiuta le persone ad attivarsi.
Mi reputo una formatrice e porto con me un metodo. Poi sta alle persone, esse stesse esperte nel proprio lavoro, che applicano il mio metodo e il mio modello nella singola realtà; è sempre necessaria una declinazione.
Monica Baldini ha un proprio sito, monicabaldini.it, dove parla delle proprie consulenze, e condivide il proprio lavoro anche sui propri profili Facebook e LinkedIn.